mercoledì 19 luglio 2017

“Diario di un padre innamorato” di Marco Onofrio (Città Nuova Editrice, 2016), letto da Gianna Sarra



Non si sa come definirlo... più carnale o più spirituale, questo piccolo/grande libro di Marco Onofrio. Un’anima immortale scivola come una stella cadente giù dal cielo per incatenarsi sulla Terra al suo umano destino, attraverso l’incontro amoroso di un trepido ovulo di donna con uno spermatozoo molto sicuro di sé. Così vengono al mondo contemporaneamente non una, ma tre nuove persone: un padre, una madre, una bambina adorata.

Non si era mai sentita tanta partecipazione di uno scrittore maschio a un evento ritenuto di esclusiva competenza femminile: la gravidanza, il parto, le varie fasi della crescita nella prima infanzia. E fa impressione la forza prorompente di questo giovane affetto verso una creatura così piccola e indifesa come solo una neonata può esserlo. Fino al punto che il lettore, sia pure con le lacrime agli occhi, si domanda: riuscirà mai da grande la bella Valentina a emanciparsene? Perché non sarà facile staccarsi da un primo amore che ti scrive:

Ti amo con devozione e gratitudine perché mi hai scelto dall'aldilà - me, proprio me - fra miglioni di uomini al mondo. Nessuna donna potrà mai amarmi come te. Nessuna donna potrò mai amare come te.

Il diario di Marco tratta con naturalezza argomenti delicatissimi, una materia difficile da maneggiare senza correre il rischio di cadere nelle paludi di una retorica sdolcinata. Ma lo scrittore è bravo a evitare la trappola mantenendosi su un piano concreto, nella grande espressiva semplicità dello stile, arreso al lettore e alle sue aspettative… fino a sfiorare le soglie del trascendente e una convinta intuizione del Divino.

“La paternità come varco dell’invisibile” recita la bella dedica che Marco mi ha fatto sul suo libro. Vorrei ora, per ringraziarlo, dedicargli una mia piccola poesia, a dimostrazione di quanto gli amici possano trovarsi in sintonia senza neppure conoscersi.

Avvento

Implosioni d’anni luce
              attraversando
      Ho superato mondi in discesa
           Risucchiati indietro nella creazione
                                    arretrando
            fino a questa
                                dimensione
                                             umana
..................... .................... ....................
pur essendo luce…
                    essendo pura luce.
Gli uomini del Rinascimento definivano la poesia “facitura di cosa che prima non era”. In questo senso il “Diario” di Marco è pura poesia, una cosa che prima di lui non c’era, una cosa nuova, originale. Nella commovente lettera alla figlia bambina Marco ha trovato il coraggio di aprire quel velo che spesso copre il cuore degli uomini (maschi) per offrirci, con una sorta di santa impudicizia, le sue emozioni più segrete. Ed è questo credo il prezioso tessuto da cui si riconosce la stoffa di un poeta.
Gianna Sarra






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