Mi telefona verso le dieci meno un quarto. Passo il dito sul
touch screen pensando che stia per comunicarmi qualche difficoltà, ma la prima
cosa che mi dice è che è sull’autobus che la porterà da me. Da quando è finito
il lavoro a progetto in cui era impiegata come mediatrice culturale, le
difficoltà economiche che punteggiano la sua vita si sono acuite. Arriva,
prendiamo un caffè e mangiamo qualche biscotto al cioccolato. “La povertà ha
tanti risvolti”, dice guardando fuori dalla finestra.
È sempre arguta, di intelligenza solida e carattere indomito. Anche in questo incontro mi racconta particolari
della sua vita e del suo mondo che finiscono per creare un territorio comune di
conoscenze variamente raggiunte, lei col suo vissuto, io dalla sua narrazione.
Io posso solo immaginare, ma nell’ascolto vivo empaticamente la sua esperienza.
Il mese di Luglio è legato al ricordo dell’abbandono del suo Paese. Mi rivela
le ragioni per cui ha scelto quel preciso giorno per imbarcarsi.
Poco dopo la metà del mese cadrà l’anniversario di questo
evento che costituisce tutt’ora uno spartiacque della sua vita. Debbo riferirmi
al presente accennando a questa frattura perché stereotipi e pregiudizi diffusi
ed evidenti, usati per catalogare gli altri, continuano ad ostacolare una piena
integrazione, e questo accade anche quando l’interlocutore è, per mentalità e
formazione, in grado di essere a pieno titolo parte attiva della società ed
effettivamente lo è. Ma chi, proveniendo da un altro Paese, dove magari è stato
educato con saldi principi morali e ha vissuto il miraggio di un’Italia patria
di cultura e civiltà, ambirebbe ad integrarsi con la realtà moralmente e
culturalmente deprivata che gli si presenta davanti ora? C’è una scelta da compiere,
ci sono scelte di cui l’altro diventa emblema che oggettiva quello che rischia
di apparirci normale e di cui, a causa della consuetudine e della comunicazione
che fossilizza le responsabilità, non cogliamo più i segni dell’opera umana, e
quindi la possibilità del cambiamento.
Ogni anno a luglio lei ricorda questa frattura insanata, il dolore
dell’abbandono, l’accoglienza, le prime speranze nel nuovo Paese che ha sempre
considerato sua patria, alla stregua dell’altra, grazie a due nonni
straordinari che in Italia vissero a lungo e al bilinguismo esercitato fin da
piccolissima. La lacerazione che lei vive è quella che dilania tutti coloro che
avvertono una spaccatura che separa da un lato ordo morale e pensiero
speculativo ormai desueti e, dall’altra, l’attuale razionalismo piegato alla tecnocrazia che,
coperto da immagini patinate e
ammiccanti, dilaga nel vivere odierno.
La forza di una donna simile sta nel lottare tutti i giorni con
intelligenza, tenacia e conoscenza per realizzare una continuità che traghetti tra
sponde di mare - tra comunità umane - ideali
e principi di vita, di etica. Più che dalle acque, che separano, ma possono
essere attraversate e quindi unire, ci troviamo oggi allontanati gli uni dagli
altri dal solco largo e profondo scavato dalla pretesa di una differenza che
giustifica lo svilimento dell’altro. Creare una continuità che realizzi quella
bellezza del pieno compimento umano che unisce le patrie, tutte le patrie
idealmente attraversate nel confronto quotidiano, è l’aspirazione che possiamo
condividere con lei e con coloro che, come lei, tutti i giorni lottano per il
riconoscimento dei diritti umani e civili di tutti.
E se a tenerci con i
piedi per terra ci pensano i vari risvolti della povertà, della precarietà, che
molti sperimentano quotidianamente, la solidarietà, la condivisione, l’impegno
per gli ideali comuni potranno darci la spinta che ci eleva dalle meschinità che invischiano e avviluppano chi ha smesso di
credere, o non ha mai creduto, che l’altro sono io.
Water, is taught by thirst.
Land – by the ocean passed.
Transport – by throe -
Peace – by its battles told
Love, by Memorial Mold –
Birds, by the Snow.
Emily Dickinson
L’acqua
è insegnata dalla sete.
La
terra - dagli oceani attraversati.
La
gioia - dal dolore-
La
pace – da racconti di battaglie
L’amore,
da un’impronta di memoria –
Gli
uccelli, dalla neve.
Un'altra versione è stata pubblicata da
Filosofi per caso con il titolo "Tre ore da Cavour a Cecchignola"